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Trascorsi cinesi: 'Il pescatore, il padre e gli innamorati di Huanghua'


In questa rubrica i redattori BYD raccontano i loro viaggi alla scoperta della Terra di mezzo. Una sorta di diario di viaggio tra quotidianità, storia, cultura e poesia.

di Fernando Fidanza


Nell'ottobre 2012, durante un tour musicale della Cina, sono stato invitato a suonare al MCC Livehouse di Huanghua (黄骅, Huánghuá), nella provincia dello Hebei, e questo è il racconto di quel viaggio.


Huanghua è una città di circa 400 mila abitanti situata sul Golfo del Bohai, più o meno 90 km a sud di Tianjin. Prende il nome da un rivoluzionario comunista cinese ucciso dai giapponesi proprio qui mentre difendeva dei documenti importanti. E’ una delle poche città che ha cambiato nome (prima si chiamava Xinqing) in onore di un Martire della Rivoluzione e per questo su una delle autovetture in prima fila della parata militare del primo agosto, quando si festeggia la Giornata dell'Esercito di Liberazione (中国人民解放军建军纪念日, Zhōngguó Rénmín Jiěfàngjūn jiànjūn jìniànrì), siede sempre una ragazza di Huanghua. Per arrivarci o si trova il biglietto di pullman da Baoding o, più spesso visto che quel biglietto non si trova mai, si va in autobus da Baoding a Cangzhou e a Cangzhou si contratta con un tassista abusivo. Quando arrivo a Cangzhou (沧州, Cāngzhōu) è già tardi e piove molto, quindi decido di fermarmi per la notte.


Passeggiando per la città non si può non notare l'imponente figura del Leone di Ferro di Cangzhou (铁狮子, Tiĕ Shīzi). Alto 5 metri e 78 e lungo 6 metri e mezzo, pesa 40 tonnellate e risale al 953. Questa statua da il nome alla grappa del posto e alla squadra di calcio locale, gli Eroici Leoni di Cangzhou (沧州雄狮足球俱乐部, Cāngzhōu Xióngshí Zǔqiū Jūlèbù), e questo basta e avanza per far sì che mi piaccia.

Ma Cangzhou è soprattutto famosa per il suo legame con le arti marziali. Si narra che quando i soldati entravano in questa città, abbassavano la voce, gli sguardi e gli stendardi in segno di rispetto. Questa città era famosa per essere abitata da tantissimi maestri di arti marziali, ed era infatti soprannominata “Il nido delle arti marziali”. La popolazione era in maggioranza di etnia Hui (回族, Huízú), e quindi di fede musulmana. Lo stesso Maometto aveva spronato i suoi seguaci a “Cercare la conoscenza, anche nella lontana Cina”. Tra le caratteristiche della cultura cinese che gli Hui apprezzarono da subito ci furono senza dubbio le arti marziali, e gli Hui svilupparono presto un loro stile. Gli Hui furono spinti ad allenarsi duramente nelle arti marziali come un’abitudine “sacra” per acquisire disciplina necessaria per sopravvivere nella loro nuova casa. Le moschee divennero quindi palestre oltre che luoghi di culto.


Qui nel 1881 nacque Wang Ziping (王子平, wángzǐpíng). Come la maggioranza degli Hui, i genitori di Wang Ziping erano molto poveri e il padre, maestro di pugilistica, sapeva che con le arti marziali il figlio non avrebbe avuto un futuro, soprattutto in quel periodo in cui le armi da fuoco occidentali, sempre più comuni anche nell’esercito cinese, stavano rendendo le arti marziali obsolete. Nonostante il parere avverso del padre, il piccolo Wang Ziping voleva comunque allenarsi. Inoltre gli Hui erano maestri Sufisti, la dimensione mistica interiore dell’Islam, studiata per raggiungere il livello più profondo di spiritualità. Povertà, duro lavoro e sufismo, la loro incredibile abilità nelle arti marziali è tutt’altro che sorprendente. Leggenda vuole che Wang si allenasse da solo, di nascosto dal padre, ma con l’amorevole incoraggiamento della madre che gli lasciava del cibo nascosto dopo i suoi duri allenamenti. Wang Ziping scavò una buca per allearsi a saltare da fermo, e la buca divenne in pochissimo tempo sempre più profonda. Trascinava pietre legate alle caviglie immerse nel fiume, al riparo da sguardi indiscreti, per rafforzare le gambe, dormiva su una trave strettissima per migliorare il suo equilibrio. Saltava sulle punte di pali finissimi che aveva egli stesso piantato nel terreno. Seguendo i due adagi musulmani: “Dovunque volgi lo sguardo, c’è il viso di Dio” e “Dio è bello, e ama la bellezza”, cominciò a vagare nella natura incontaminata per osservarla, e imitando i gesti di vari animali come l’aquila che piomba su una preda o un cane che evita il pericolo, sviluppò uno stile tutto suo. Migliorò le sue conoscenze di medicina tradizionale e divenne esperto nella medicina sportiva che guariva i traumi ossei e delle giunture, tipici delle arti marziali. L’episodio più famoso su Wang Ziping è quello che lo vede protagonista di una scommessa con un gruppo di soldati tedeschi, che si prendevano gioco della forza e delle arti marziali cinesi, e che lo sfidarono ad alzare una pietra pesantissima. Lui la alzò in un baleno e la scaraventò via. Wang Ziping è un personaggio famoso in Cina, oltre che per le sue doti atletiche, anche e soprattutto come figura di patriota, cresciuto in una Cina sotto l’oppressione colonialista. Non sopportava si parlasse male della Cina o del popolo cinese, e sconfisse senza il minimo sforzo tanti “campioni” occidentali in sfide di lotta. Io lo preferisco ricordare citando le parole della nipote, Grace Xiaogao Wu-Monnat, anche lei maestra di arti marziali, che ho trovato in un articolo del numero del luglio 1998 della rivista Kungfu (qui l'articolo completo, una vera chicca). Xiaogao ci racconta di come durante la Rivoluzione Culturale suo padre e sua madre, figlia di Wang Ziping, avessero perso il lavoro e allora, quando lei aveva 10 anni, la avevano data in affidamento al nonno. Il grande maestro Wang Ziping, famoso in tutto il mondo, poteva allenarsi solo di notte, di nascosto, nel salotto. Il ricordo di Xiaogao è quello di un uomo dolce, che quando intratteneva ospiti anche importanti, trovava sempre il tempo di guardarla e farle delle boccacce per farla ridere e poi portarla a letto in braccio quando lei si addormentava.


Prima di accompagnarvi a Huanghua vi lascio con una curiosità da amanti di Criminal Minds. Il 3 novembre 2003 viene arrestato in una birreria di Cangzhou, Yang Xinhai (杨新海, Yáng Xīnhǎi) , che si scoprirà essere autore di 67 omicidi, fino ad oggi considerato il serial killer cinese più prolifico. Proveniente da una poverissima famiglia dello Henan, a 17 anni lascia la scuola e decide di viaggiare per la Cina accettando lavori saltuari. Sembra che la molla che ha fatto scattare la sua furia omicida sia l’essere stato lasciato dalla fidanzata. Nell’unica dichiarazione rilasciata, l’assassino dice “Non mi importa se le mie vittime avessero una vita davanti a loro, o meritassero di vivere, questo è un problema della società e io non ho nessuna intenzione di far parte della società”. Yang è stato giustiziato il 14 febbraio 2004.

 

Huanghua


La mattina dopo, arrivato a Huanghua, trovo subito una bellissima sorpresa. Lao Jia, il capo del MCC Livehouse ha organizzato per me una gita al porto. Io, Lao Jia e sua moglie Xiao Li, ci mettiamo in marcia verso il porto, lì abbiamo appuntamento con un suo amico che lavora al porto che ci farà passare i controlli, altrimenti non saremmo autorizzati ad entrare. Avvicinandoci al mare, Lao Jia quasi si scusa per il numero e l’imponenza delle industrie fumanti che incontriamo, mi dice che lo Hebei è la regione più inquinata della Cina.

Dopo le ciminiere passiamo delle saline, di grande importanza per l’economia di Huanghua, e agli allevamenti di gamberi, in cui si notano tante persone pescare diciamo di straforo per vendere il pescato ad un banchetto, nel proprio ristorante o per uso personale. Incontriamo l’amico che ci porta ad uno scalo dove è appena arrivata una barca di pescatori di canocchie, i pescatori le scaricano, dopo averle pesate, su dei teli dove una decine di donne le dividono tra grandi e piccole (ci sarà una differenza di prezzo) e appena si arriva a 5 kg si mettono in delle scatole ripiene di ghiaccio che vanno su camion diretti in tutta la Cina. L’amico, che per stazza e comportamenti ricorda Giorgione del programma Porto e cucina del Gambero Rosso, compra 2 chili di pannocchie vive per 70 yuan, circa 10 euro, saliamo in macchina e ci porta ad un ristorante di un altro amico che cucinerà per noi le pannocchie appena acquistate. Le prepara in tre modi, lesse, in padella, molto simili alle nostre, e in olio di gamberi (虾酱, xiājiàng). Le canocchie vengono immerse ancora vive nel Xia Jiang, un olio ricavato dalla fermentazione di cinque mesi dei carapace dei gamberi. Dopo un’ora si possono mangiare, salatissime e sfiziose.


Tornando dal porto Xiao Jia mi porta nel suo villaggio natale, che vive della produzione di grano e del Dong Zao (东枣, dōngzǎo), il dattero orientale, che esportano in tutta la Cina. Prima di tutto mi presenta sua nonna, che mi riempie di attenzioni e sorrisi. Poi mi presenta il sindaco. Il sindaco ha 28 anni, e orgoglioso mi mostra i progressi del villaggio, conseguenza del disegno di legge “Nuova campagna” . Il primo cittadino mi mostra le case vecchie, ora disabitate, che verranno abbattute e sostituite da nuove abitazioni, molto più moderne.


Cinque personaggi mi sono rimasti impressi più di altri in questo viaggio, li ho fotografati e insieme a mio fratello Luca abbiamo messo in versi le loro poesie, entrate poi a far parte della nostra silloge, Cina: le radici profonde.


Il primo è un vecchio pescatore incontrato al porto. Dopo una sigaretta offerta mi ha raccontato la sua storia. Nonostante sia andato in pensione va ancora tutti i giorni al porto, perché il porto e il mare sono la sua vita, anche se sono diversi rispetto a quando era giovane.


Ho quasi finito le sigarette ma è solo fumando che riesco a ricordare Le nostre barche che dondolando al fresco ci facevano appisolare


Il pesce pescato e mangiato, il mare lo rendeva salato Nell'acqua giocavamo a carte, bevendo grappa invecchiata ad arte


Oggi troppa gente, troppi rumori Il mare non si sente, soffocato dai motori Il pesce pescato, ha un gusto malato E io darei la vita per un'altra partita

(parole: Fernando Fidanza)











 

Il secondo è un'operaio che fiero, di fronte alla sua casa, mi ha detto che poteva morire tranquillo perché poteva lasciare tutto, compresi i suoi ricordi, ai suoi figli.


Apro la porta al mio passato.

A voi, che ve ne andate.

A voi, a cui ho già dato.

Erano racconti, erano gesti e ballate.

Troppo in fretta, lo stesso sorriso.

Lo stesso che disegnavo sul vostro viso.

Mi piace chi se ne va.

Sorrido ancora a chi di questo

Va aldilà.

Perché questo è il mio passato.

E qui per sempre, figli miei, resterà

(parole: Luca Fidanza)














 

Gli altri tre sono raccoglitori di pannocchie di grano. Mi chiedono se sia sposato, gli rispondo di no, e dopo la sorpresa iniziale e il consiglio premuroso di sposarmi al più presto, mi raccontano le loro storie. La prima donna mi parla di quanto ami suo marito, esattamente come il primo giorno. Gli altri due, un uomo e una donna, mi fanno capire tra le righe che si sono sempre amati, sin da piccoli, ma hanno sposato altri, essendo stati i loro matrimoni combinati. Per fortuna, lavorando insieme, possono ancora amarsi.


Stasera torna mio marito Farò una zuppa di frumento Il grano sarà più saporito Lo saluterò come al primo appuntamento

C'è poco calore Il carbone non è abbastanza Ma sarà l'amore A diffondersi nella stanza

(parole: Fernando Fidanza)


Le scrivevo lettere d'amore

così belle che insieme alle amiche

le vendeva per due soldi

Volevo sconfiggere il dolore

un ribelle che freme affinché

un'usanza longeva si sfaldi

Già tutto era deciso

frutto di un accordo preciso

E lei non ne conosceva il viso

e lei ne ignorava il sorriso

Nulla è cambiato

Lei lo ha sposato

Ma ogni giorno tra le spighe

Ci amiamo tra le righe

Mi sforzo e non lo grido

Ma nella foto sorrido

(parole: Fernando Fidanza)

 

Con una piccola galleria fotografica vi salutiamo e vi diamo appuntamento al prossimo viaggio!


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