
In questa nuova rubrica i redattori BYD raccontano i loro viaggi alla scoperta della Terra di mezzo. Una sorta di diario di viaggio tra quotidianità, storia, cultura e poesia.
di Luca Fidanza e Fernando Fidanza
In un assolato settembre del 2011 ci ritrovammo a Baoding (保定, Bǎodìng), nella provincia dello Hebei (河北, Héběi), per una piccola vacanza.
Visitare Baoding, può riservare tante inaspettate sorprese. La prima è il lascito culturale italiano in questa città.

Nel periodo della Rivolta dei Boxer (义和团运动, Yìhétuán Yùndòng, 1899 – 1901), nata come reazione all’ingerenza occidentale e cattolica nella cultura e nell’economia cinese nel 1900 durante il declino della dinastia Qing (大清, dà Qīng, 1644 - 1911), mentre insieme ad altre sette nazioni “civilizzate” aprivamo i porti cinesi al commercio a forza di cannonate, la Chiesa si impossessava di terreni, si infiltrava nell’amministrazione dello stato e usava i “convertiti” per tenere a bada la popolazione povera.
I Boxer reagirono violentemente uccidendo molti stranieri. Non tardarono le rappresaglie occidentali e una delle più sanguinose fu qui a Baoding e vide protagonisti i soldati italiani,
che: misero a ferro e fuoco la città, giustiziarono Boxer e non (si parla di cinque uomini non legati alla ribellione per ogni boxer catturato), stuprarono donne e uccisero bambini.

Fecero razzia di grano, opere d’arte, si appropriarono di 26000 dollari dalla banca centrale di Baoding e distrussero i templi. Fecero decapitare, esecuzione tipica cinese, tre capi Boxer da soldati imperiali cinesi per fare un favore all’imperatrice Cixi (慈禧太后, Cíxǐ Tàihòu), sottolineando così come fosse ancora l’impero a dettare legge.
Consigliamo la lettura dell’articolo dell’inviato del Corriere della sera, Luigi Barzini, e la visione delle fotografie scattate dall'ufficiale medico dell’esercito italiano, Giuseppe Messerotti-Benvenuti, che ci ricorda anche una poesia che girava nel contingente italiano:
«Se vogliamo confessarci andiam dal bonzo nella pagoda. Se non troviamo nulla da razziare noi gli rubiamo i cristi sull’altare. Ciascuno è convinto di far la sua parte seguendo un istinto: l’amore per l’arte»
Tutto ciò ha lasciato più di una traccia nello Hebei.
La seconda sorpresa è che, secondo i dati della Chiesa Cattolica, lo Hebei è la provincia cinese con il maggior numero di praticanti cattolici, più o meno un milione e mezzo.
"I pellegrini continuano comunque ancora oggi a raggiungere il luogo dell’apparizione. "
A 40 chilometri da Baoding si trova la città di Donglü (东闾, Dōnglǘ). Donglü è importante per la storia cattolica in Cina per la presunta apparizione della Vergine Maria (中华圣母, Zhōnghuá Shèngmǔ) nel 1900. Secondo le testimonianze l’immagine di una bellissima donna apparve in cielo, e i fedeli, riconosciuta l’immagine della Madonna, la pregarono di proteggere la loro città. Dopo che la città uscì indenne dalla Rivolta dei Boxer, per ringraziarla i proseliti di Donglü costruirono una splendida chiesa e dipinsero un quadro della Madonna che tiene in braccio il Bambin Gesù prendendo spunto da un ritratto dell’imperatrice Cixi.

La chiesa divenne luogo di pellegrinaggio (il primo ufficiale si svolse nel 1929). Nel 1932 la chiesa era diventato un luogo di culto così importante che Papa Pio XI lo approvò ufficialmente come luogo di apparizione della Madonna.
La risposta del governo cinese a questo episodio fu il divieto di nuovi assembramenti e pellegrinaggi verso la chiesa per due motivi: l’illegalità dell’assembramento di religiosi non autorizzati e il pericolo per la stabilità sociale. I pellegrini continuano comunque ancora oggi a raggiungere il luogo dell’apparizione.
La terza sorpresa è che nei dintorni di Baoding si trova il lago Bai Yang Dian (白洋淀, Báiyángdiàn), una tappa che non potevamo lasciarci scappare.
Arrivati al lago, affittiamo una barchetta guidata da un simpatico e pittoresco ‘barcarolo’ di nome Zhang Jian (张建, Zhāngjiàn), a cui subito chiediamo: “Ma i fiori di loto?” (questo lago è famoso per essere letteralmente ricoperto di fiori di loto), e lui: “State due mesi in ritardo, dovevate venire a luglio per vederli sbocciati”.

Per fortuna il vero motivo per cui siamo venuti, è che qui è ambientata la storia del Piccolo soldato Zhang Ga (小兵张嘎, xiǎobīng Zhānggá), trasposta in due film, uno del 1963 e uno del 2004 e soprattutto in un film d’animazione del 2005 prodotto da Sun Lijun (孙力军, Sūn Lìjūn).

La storia è quella di un bambino di otto anni che, dopo l’uccisione della nonna per mano di soldati giapponesi, si unisce all’Esercito Popolare di Liberazione. La particolarità di questa trasposizione è che mentre in occidente si sviluppa l’arte del reportage in cui si raccontano guerre ed eventi storici con un taglio freddo e giornalistico inusuale per i film d'animazione, quest’opera si propone come il capostipite di una nuova era di film d'animazione propagandistici.
Purtroppo Zhang Jian non ha visto il film, ma è molto dolce e ama chiacchierare, soprattutto perché gli abbiamo offerto una Cangzhou Lion Beer, la birra più famosa dello Hebei, e un pacchetto di sigarette.
Ci racconta che ha settantadue anni e che potrebbe già essere in pensione, ma ama il suo lavoro, che gli permette di stare in mezzo alla natura e di conoscere ogni giorno persone diverse, e ancor di più ama sua moglie, che lo aspetta ogni sera a casa e a cui lui ha fatto una promessa.
Quanto segue è il racconto del nostro incontro con il 'barcarolo' di Baoding, messo in versi da Luca, e pubblicato poi nel libro Cina: le radici profonde edito da Gattomerlino nel 2018.
Di seguito il testo e il commento dell’autore:
Per riscaldare la mia casa cerco di tornarci presto, la sera.
Mia moglie conta su di me e io a tavola le racconto la pesca, alla mia maniera.
Perdonami, le dico, se i miei modi sono bruschi, le mie parole a caso.
Vedi, non ho trovato ancora niente oltre quella riva, oltre il mio naso.
Un giorno la barca sarà più grande e andremo via da qui, da tutto questo.
Lasceremo seccare il giunco, impolverare i mattoni, il freddo e quelle poche lumache nel cesto.
Oggi incrocio i remi, seguo il ritmo delle onde, come ogni alba, fino al tramonto.
Curvo, a piedi nudi, tra le ferite sulle mani e il sole sullo sfondo.
Ecco. Il giorno è finito, andiamo a letto, presto.
Un buon domani, per ora, è fatto di questo.
~~~
Le fotografie sono istantanee da cui poter trarre anche un solo pensiero.
C’è anche chi è capace di scriverci un romanzo, o chi le descrive attraverso il titolo, breve, di un capolavoro pittorico. Personalmente, una volta a casa, ho provato a riosservare con attenzione lo sguardo del pescatore e i suoi remi, governati dalla forza e dall’abitudine. Una fotografia spoglia che portava con sé una storia apparentemente comune, famigliare. Il soggetto bastava: c’era l’amore per il proprio lavoro, la fatica quotidiana e quello sguardo che sembra recitare una preghiera.

Il rito quotidiano di quel pescatore si compie nel simbolismo del corpo, magro, eppure roccioso. Il ritorno a casa è vicino, rifugio dallo sfinimento, fortezza della pace. Nient’altro. ‘Disgraziato chi sogna e chi spera’ recita la celebre canzone romana. Ecco. Lo sguardo del pescatore di Baoding sembra riprendere il senso dei suoi giorni; il verso ‘Un buon domani, per ora, è fatto di questo’ racchiude la forza e il peso della vita, la necessità di trovare ogni giorno, nelle difficoltà della natura in cui opera, il ‘pane’ da portare a casa. I pensieri sono affievoliti dalla spossatezza; ciò che resta è la nostalgia e il bisogno di tornare dalla compagna di una vita.
Placare la fatica. Capire insieme che anche domani si potrà andare avanti.
‘Controcorrente’