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SETA: diario di un evento italiano che guarda alla Cina con uno spirito diverso e innovativo



Riflessioni sull'evento 'Seta: Dialoghi sulla Cina Contemporanea' organizzato a Prato agli inizi di ottobre, direttamente dalla voce di una delle menti dietro a questo progetto.

Di Matteo Burioni


Se penso a ciò che la parola seta evoca nella mia mente vedo la sabbia di una gigantesca duna che delinea i contorni della lettera 'S'. Fremo alla sensazione tattile della morbida freschezza che solo questo tessuto sa dare; infine, se mi pongo in ascolto, mi par di udire lo scalpitio dei passi delle genti che percorrevano e che ancora oggi percorrono i territori millenari delle carovaniere.

Il nome da dare al festival che abbiamo organizzato recentemente a Prato non è stato scelto a tavolino, piuttosto è avvenuto il contrario. Dovendo proporre al bando promosso dalla fondazione “Cassa di Risparmio di Prato” l’idea di un progetto che raccontasse in chiave contemporanea ciò che abbiamo in loco, ovvero una delle più grandi comunità cinesi d’Europa, la parola 'Seta' ci è venuta incontro in modo del tutto naturale, con la sua carica di aspettativa che la Storia, unita allo straordinario intreccio di civiltà, possiede.

Abbiamo pensato che chiamare il festival col nome Seta, tessuto la cui lavorazione nella nostra città è stata sempre preclusa, (tant’è che Prato non ha mai trattato nobili materie prime, ma stracci e lana rigenerata) era come prendersi una piccola rivincita. Con lo stesso spirito, organizzare il festival all’interno del Museo del Tessuto (uno dei più bei recuperi a livello nazionale di architettura industriale di fine XIX secolo) è stato un po' come chiudere un cerchio immaginario.


Lo spettacolare Museo del Tessuto a Prato

L’esigenza che abbiamo percepito fin da subito assieme a Gianni Bianchi (direttore artistico del Festival delle colline), Roberto Pecorale (docente di lingua cinese presso il Convitto Nazionale Cicognini di Prato) e Patrizia Scotto di Santolo (giornalista per Stamptoscana) è stata quella di utilizzare una cornice storica per parlare di contemporaneità.

Eravamo e siamo ancora stufi di un utilizzo della parola Cina associata ai soliti cliché: stufi delle lanterne rosse, delle nuvole di drago e degli altri piatti scomparsi dai menù cinesi della Regno di Mezzo da circa vent'anni, dei cinesi che scambiano le “R” con le “L”, degli italiani che ancora pensano che in Cina il pesce venga sbattuto sul pavimento prima di cucinarlo (non più, evolvetevi!).

L’idea era quella di aprire una serie di finestre sugli aspetti economico-politico e sociali della seconda superpotenza mondiale, facendo partecipare diplomatici, giornalisti ed accademici e parlare di relazioni internazionali, e del ruolo di leadership internazionale di questo grande colosso che da vent’anni sta sfidando i teoremi dei grandi intellettuali, seguendo una sua prospettiva e rivelando al tempo stesso una sua strategia che pone importanti interrogativi alla statica visione occidentale.


Alberto Bradanini

Abbiamo affidato l’apertura lavori all’Ambasciatore Alberto Bradanini, profondo conoscitore della realtà asiatica e cinese, avendo ricoperto il suo incarico diplomatico ad Hong Kong (pre 1997) e poi a fine carriera in una Pechino al massimo del suo splendore. Con lui abbiamo approfondito il rapporto, o meglio, il riequilibrio della geopolitica internazionale, e le sfide che questo rappresenta per la diplomazia statunitense ed europea. Successivamente siamo entrati nel dibattito politico, assieme al giornalista Michelangelo Cocco, grazie alla sua ultima opera: 'Una Cina “perfetta”, la nuova era del PCC tra ideologia e controllo sociale', che racconta l'evoluzione di un partito comunista che dall’ideologia imperante dei tempi di Mao è passato all’era dei tecnocrati di Hu Jintao fino all’attuale “autoritarismo meritocratico” di Xi Jinping.

Marco Wong e Federico Picerni

Evitando di confondere contemporaneità con attualità politica, abbiamo viaggiato anche all’interno della società, avendo il piacere di ascoltare un recital di poesia operaia a cura del Ricercatore Federico Picerni di Ca’ Foscari reduce da un lavoro sul campo effettuato presso il villaggio di Picun (皮村, pí cūn) vicino Pechino. Un viaggio accompagnato dalle note della “Chicago Blue Revue”, musicisti blues delle origini, che abbiamo pensato potessero sposarsi bene con l’alienazione ed il riscatto degli ultimi che questo genere di musica incarna.

Non potevamo in ultimo non interessarci alle giovani generazioni, quelle cosiddette i-touch, spesso tacciate di mancanza di contenuti, ma che forse possiedono solo un linguaggio a tutt’oggi incompreso agli adulti. Assieme alla sociologa Ester Macrì abbiamo analizzato le potenzialità del social-media del momento, Tik Tok (ovviamente Made in China), che sta cambiando il linguaggio e l'espressione popolare e costringendo la competizione occidentale ad adeguarsi in fretta ad un sistema non creato da loro.

Se di giorno abbiamo parlato, discusso, posto domande e forse ottenuto alcune risposte, la sera abbiamo goduto dell’arte e della musica. L’arte, rappresentata dalle istallazioni e dalle foto dell’artista Ai Teng, originaria della provincia dello Shandong ma residente a Firenze, spiegata dalla curatrice e sinologa Silvia Vannacci.

Per la musica, all’interno di Officina Giovani, (ex macelli pubblici della città) in un ambiente destrutturato con la presenza di numerosi cantieri teatrali, si sono svolte le proiezioni musicali dei giovani artisti di Binario 1 est, (DJ e creativi sino-giapponesi) ormai residenti a Roma da diversi anni, ed il concerto di Fernando Fidanza, poeta, musico e sinologo, che della

Fernando Fidanza

Cina ha creato una sua versione intima, vera, senza patina o etichette, quelle che spesso i media vorrebbero affibbiare dimenticandosi che la Cina ha mille volti e mille anime, e che rappresenta al contempo il passato ed il presente, osservabile più da un crocevia di un affollato boulevard (大道, dàdào) che dalla vetta di un grattacielo di Shanghai.

E poi ci sono stati momenti di forte interazione dove il pubblico si è fisicamente avvicinato alla comunità cinese. Grazie infatti al progetto “Il viaggio di Christina” a cura del collettivo di artisti cinesi Wuxu, con la supervisione della sinologa Valentina Pedone e di Roberto Pecorale, alcuni giovani del posto sono stati portati per mano a scoprire la Chinatown pratese, entrando nei negozi, assaggiando cibi che non avevano mai avuto il coraggio di provare prima, e uscendo dalla propria comfort-zone per capire cosa significhi interagire con culture diverse dalla propria.


Gli organizzatori insieme ai Binario 1 Est ed al collettivo WUXU presso Officina Giovani

Adesso che “la musica è finita e gli amici se vanno…” potremmo annoiarvi con la solita solfa dicendo che è stato difficile organizzare un festival ai tempi del COVID-19, che non abbiamo avuto l’attenzione che meritavamo, che la politica è stata sorda nei nostri confronti e via di questo passo…Invece, anche in questo abbiamo l’ardire d'invertire la rotta. La città e le sue istituzioni sono state al nostro fianco fin dall’inizio, sostenendoci, mettendo a disposizione luoghi e locali e organizzando una bella conferenza stampa nelle sale comunali.

Eravamo alla nostra prima edizione di 'Seta', e vedere l’assessore alla cultura di Prato, Simone Mangani, ed il sindaco Matteo Biffoni pranzare assieme ai nostri ospiti, ed il consigliere comunale Marco Wong, partecipare fino a tarda sera ai nostri eventi per poi rientrare stanco ma felice a Roma, ci ha resi consapevoli che forse il messaggio era passato, e che le cose stavano andando per il verso giusto: senza retorica, lanterne rosse e le onnipresenti nuvole di drago.


Nativo di Prato, Matteo Burioni è laureato in Politica internazionale presso l'ISPI di Milano, e ha trascorso diversi anni in Cina dove ha lavorato, studiato la lingua e viaggiato. Nel 2010 è rientrato in Italia dove si occupa di consulenza aziendale per le Pmi Toscane. Dalla redazione di Buyiding un sentito ringraziamento a Matteo per il suo contributo scritto, assieme alle nostre congratulazioni per il successo di SETA. All'anno prossimo!

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