
Il nuovo ruolo del fumetto nella propaganda contro l'invasore e l'evoluzione di San Mao sullo sfondo della Seconda Guerra Sino-Giapponese.
Di Fernando Fidanza.
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Lo scoppio della Seconda Guerra Sino-Giapponese (1937-1945) cambiò profondamente la vita dei fumettisti di Shanghai.
Nel 1937, Zhang Leping, Ye Qianyu e altri famosi fumettisti fondarono il 'Corpo di Fumetti di Propaganda per la Salvezza Nazionale' (救亡 漫画 宣传 队, jiùwáng mànhuà xuānchuán duì) con l’obiettivo di educare la popolazione riguardo la guerra tramite l’utilizzo di immagini.
Uno dei primi a comprendere quanto il fumetto potesse essere importante durante la guerra fu Wang Dunqing, (王敦慶 1899-1990), uno dei fondatori della rivista Shanghai Manhua (上海漫画, Shànghǎi Mànhuà), che radunò i suoi colleghi e lanciò la “Guerra dei fumetti” (漫画 战, mànhuà zhàn), con l’idea di utilizzare le loro capacità artistiche per servire il paese e istruire la popolazione.
Uno dei problemi più spinosi da superare era che gli artisti erano sì uniti dall’idea di aiutare il proprio paese, ma avevano idee politiche molto differenti. La situazione cambiò quando nel 1937 fu annunciata l’alleanza tra il governo Nazionalista e il partito Comunista, allo scopo di creare un fronte unito contro l'invasore giapponese. Il gruppo di artisti fu autorizzato dal Comitato Comunale del Partito Nazionalista di Nanchino ad organizzare un'esibizione di fumetti al Cinema Dahua della città. Nonostante scarsamente finanziato, il gruppo riuscì a produrre in una settimana più di duecento immagini e l’esibizione al Cinema Dahua fu la prima di una lunga serie. L’esibizione pubblica di immagini divenne il metodo preferito per la circolazione di fumetti propagandistici. I fumettisti spesso mostravano i loro lavori durante le pause di spettacoli teatrali, e inoltre, produssero poster, volantini e striscioni che venivano attaccati sui muri cittadini. Visto che la carta scarseggiava e stava diventando un bene prezioso, gli artisti cominciarono anche ad utilizzare altri materiali per riprodurre le loro opere, principalmente tessuti.
Tra il 1939 e il 1940 Zhang Leping si spostava costantemente tra le province del Jiangxi e dello Zhejiang, osservando la vita dei soldati nei campi di battaglia e le conseguenze degli attacchi giapponesi sulla popolazione, testimonianze che descrisse in due serie di fumetti chiamate “Schizzi dai campi di battaglia di Zhexi” (浙西战地素描, ZhèXī zhàndì sùmiáo) e “Zhuji dopo la devastazione” (劫后诸暨, jiéhòu Zhūjì).

Nel 1940 a causa dei continui scontri tra i due schieramenti, il fronte unito tra Comunisti e Nazionalisti cessò di esistere e quest'ultimi cominciarono a non fidarsi più dei fumettisti, secondo loro influenzati dalle idee comuniste. Conseguentemente tutti i fondi al Corpo di Fumetti di Propaganda per la Salvezza Nazionale vennero tagliati.
Questo non fermò gli sforzi di Zhang Leping che nel 1942 riuscì ad organizzare tre esibizioni nella provincia del Jiangxi e divenne l’editore capo della Great Harmony Cartoons (大同漫画, Dàtóng mànhuà), dove raccolse fumetti anti-giapponesi disegnati da vari colleghi e anche immagini contro Nazismo e Fascismo. Collaborò anche con la compagnia teatrale Seventh Drama Troup (剧宣七队, jùxuān qīduì), come regista dell’opera Fascist Germs (法西斯 细菌, fǎxīsī xìjūn) del drammaturgo Xia Yan (夏衍, Xià Yǎn).
Il ruolo dei bambini nella propaganda durante il periodo bellico
Gli sforzi della propaganda cinese durante la guerra erano focalizzati principalmente su tre aspetti. Prima di tutto bisognava creare un fronte compatto della popolazione contro i giapponesi; secondo, c’era il bisogno di far capire quali erano le nuove esigenze durante questo periodo: raccogliere soldi per le truppe, aiutare i rifugiati e partecipare alla lotta; terzo, denunciare i traditori e gli approfittatori. Per raggiungere questi obbiettivi, gli artisti dovevano trovare un metodo comunicativo di forte impatto emotivo ma allo stesso tempo semplice e comprensibile per tutti. Da questo punto di vista il fumetto era considerato perfetto.
Per comunicare le asprezze della guerra i fumettisti abbandonarono lo Huaji (滑稽, huájī), genere di performance comica molto in voga a Shanghai e nelle province costiere circostanti usato negli anni ’30, e optarono giocoforza per contenuti e toni assai più drammatici.
Allo scoppio del conflitto col Giappone, San Mao entra in guerra insieme al suo creatore. Nel 1937 Zhang Leping pubblica l’immagine di una moltitudine di San Mao che marciano in una parata militare. Molti di loro imbracciano un fucile, osservati da un San Mao in divisa da ufficiale. Zhang Leping trasforma il suo eroe da peste a cittadino leale pronto a difendere il suo paese.

Nelle strisce che appaiono durante la guerra, San Mao appare come un esempio per bambini e adulti. Ad esempio ne 'Il papà di San Mao' (三毛的爸爸, sānmáo de bàba) pubblicato nel 1938, San Mao svela il trucco usato dal padre per evitare di arruolarsi: scopre infatti che si traveste da donna e, disgustato da tale comportamento, lo denuncia alle autorità.

'Il papà di San Mao' è un chiaro esempio di come l’umorismo poteva essere usato per condannare i disertori e i collaborazionisti. Inoltre in questa striscia l’autore ribalta la concezione confuciana della Pietà Filiale, per cui bisogna sempre rispettare i genitori. In questo caso sono invece gli adulti che devono imparare dai bambini.
Uno dei temi più ricorrenti usati dai fumettisti durante la propaganda anti-giapponese era quello dei bambini come vittime o come eroi/attivisti. Zhang Leping non fece eccezione. L’artista produsse vari fumetti in cui i bambini venivano trucidati dai soldati giapponesi, o in cui i bambini erano eroi in combattimento. La raffigurazione del bieco atto dell'uccisione dei bambini non solo evidenziava la brutalità dei soldati giapponesi, che attraverso questo crimine venivano privati della loro umanità, ma, visto che i bambini erano dipinti ufficialmente come il “futuro della Cina”, il loro massacro simboleggiava la fine della storia e dello sviluppo del paese.

Una delle più crude quanto emblematiche rappresentazioni della violenza giapponese contro i bambini è sicuramente la vignetta di Zhang Leping intitolata 'Ah! Un bambino cinese!' (呵 中国 孩子, ā Zhōngguó háizi). In questa vignetta, due soldati giapponesi trovano un bambino tra le rovine di una casa e uno dei due lancia il bambino nudo, come fosse spazzatura, sulla baionetta del suo commilitone tradendo un senso di orribile divertimento. La scelta del titolo “Ah! Un bambino cinese” rinforza il senso di appartenenza nazionale nella retorica del racconto della guerra.
Un’altra striscia di Zhang Leping molto significativa è quella intitolata 'Gli inganni degli invasori giapponesi' (日寇 的 欺骗 手段, Rìkòu de qīpiàn shǒuduàn), in cui una madre viene uccisa durante un bombardamento giapponese mentre scappa con i suoi due bambini.

Ciò che rende la vignetta ancora più inquietante è che su i volantini lanciati dagli aerei nipponici si legge “Gli aerei giapponesi non uccidono cittadini cinesi”, sottolineando oltre alla brutalità della guerra, l’attitudine giapponese a mentire spudoratamente e a non assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
L’immagine del bambino/eroe è invece evidente nella vignetta 'La spada di San Mao' (三毛的大刀, sānmáo de dàdāo) del 1938. In questa striscia San Mao prova ad arruolarsi nell’esercito nonostante la sua giovane età. Al rifiuto da parte dell’ufficiale addetto, San Mao dimostra di essere pronto brandendo una spada e tagliando due alberi, e dichiarando: “Non penso che il collo dei Diavoli giapponesi sia più duro di questi alberi!”.

Questa striscia ha vari livelli di interpretazione. Per prima cosa informa che ufficialmente i bambini non potevano arruolarsi, ma allo stesso tempo ci mostra come le generazioni più giovani fossero pronte a lottare per il loro paese. Inoltre, l’uso della spada aggiunge un ulteriore livello simbolico. La dadao era una spada tradizionale cinese, ancora usata negli scontri ravvicinati contro i giapponesi quando altre armi non erano più disponibili. In questa rappresentazione la spada incarna la cultura marziale cinese mentre l’abilità di San Mao nell’usarla simboleggia il ruolo dei bambini nella trasmissione e nella protezione della tradizione e dell’eredità culturale.
Un’altra categoria di bambini molto rappresentata dalla propaganda durante la guerra fu quella degli orfani. Durante la guerra anti-giapponese oltre due milioni di bambini cinesi divennero orfani, costringendo il governo Nazionalista a costruire e disseminare orfanotrofi in tutto il paese. Gli orfani divennero protagonisti della propaganda per due ragioni: da un lato bisognava sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema, dall’altro, dimostrando di proteggere i bambini, il governo Nazionalista cercava di dimostrare di avere la situazione del paese sotto controllo.
La striscia 'San Mao scappa dalle baionette nemiche’ (从敌人枪刺下逃出的三毛 , cóng dírén qiāngcì xià táochū de Sānmáo) mostra l’opinione di Zhang Leping sull’argomento.
I genitori di San Mao vengono uccisi dalle truppe giapponesi e San Mao viene salvato dallo zio, che pero' e' costretto ad abbandonarlo poco dopo per arruolarsi nell'esercito. Solo e affamato, il piccolo eroe cerca aiuto in un villaggio, ma tutti lo evitano e lo trattano male. Finalmente, San Mao incontra dei bambini disposti ad ascoltare la sua triste storia. I bambini decidono di formare il loro piccolo Corpo di Propaganda, con lo scopo di convincere gli adulti ad arruolarsi e difendere il paese contro il nemico.

Questa striscia, oltre a sottolineare la tragedia degli orfani e il loro comportamento esemplare, evidenzia un fenomeno angoscioso per Zhang Leping: il distacco e la mancanza di empatia da parte di molti cittadini cinesi riguardo a questo problema.
La fine della guerra col Giappone, il 2 settembre 1945, segna l’inizio della guerra civile tra Nazionalisti e Comunisti. Ancora una volta la storia tumultuosa della Cina cambierà la vita di Zhang Leping e di San Mao, argomento che tratteremo nel prossimo capitolo e che verrà pubblicato a breve.