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L'incredibile favola di Lee Waitong, misconosciuto eroe del calcio cinese e asiatico.



Dai calci ai sacchi di sabbia da bambino perché non aveva un pallone, fino a una storica tripletta al Giappone ai Far Eastern Games del 1923, fino a vice presidente della FIFA nel 1966. Chi era Lee Waitong, il 'Re del Calcio Asiatico'?

Di Luca Fidanza

Fotografia tipica anni venti. Bianco e nero, divisa sobria e classica, tratti somatici orientali; folla e spalti sullo sfondo.

‘Tre reti al Giappone!’

Mi cade l’occhio su questa frase, mi blocco.

Vado avanti: ‘Il Re del Football cinese rifila tre reti alla compagine nipponica’… Uh?!

Ma cos’è? Un racconto di fantasia? Forse…chissà. Magari è divertente.

Continuo in ordine sparso tra le parole, veloce: ‘Negli anni venti la Repubblica di Cina, durante i Far Eastern Games, distrugge le Filippine per 3 a 1 e il Giappone 5 a 1! Lee Waitong segna una tripletta al Giappone guadagnandosi a soli 18 anni il soprannome di ‘Re del Calcio Asiatico’, lo pseudonimo che lo definirà per tutta la vita…’

Oddio, mi si è aperto un mondo.

Nelle personali navigazioni in Rete non posso mai fare a meno di curiosare tra decine di siti sportivi. Come si può evincere dalla premessa, mi piace scorrere quelli che raccontano di calcio. Di fatto vivo di passione pallonara da sempre. Credo di aver esultato per la prima volta a quattro anni, di notte, sognando Gianni Rivera che nell’estate del 1970 stronca la Germania Ovest nella partita del secolo. Saltai sul letto insieme al Golden Boy. Segni del destino.


Quanti Super Santos o Super Tele hanno fatto questa fine...

All’alba dei Seventies il passo dal sogno alla realtà è un lampo: il pallone diventa immediatamente un mio fidato compagno di viaggio ed emozioni. Da allora ad oggi, ininterrottamente, tante reti da gonfiare, e poi pali, sbucciature, legamenti sbriciolati, liti, squadre del cuore, squadre nemiche, pianti e risate, amici e avversari sempre col pallone al centro: irraggiungibile sotto a una macchina, prezioso in fondo a una rete e poi ancora lì, rotolante nel sogno da cui non mi sono più svegliato.

Mi piace leggere di calcio, uno sport che ritrovo immacolato e incorruttibile in chi ha la sapienza di trasmetterlo come una cronaca fiabesca, come una poesia. Nell’era della Rete, in un nomen omen che ha del superlativo, si ha finalmente la possibilità di meravigliarsi davanti a un archivio vastissimo, composto da migliaia di fotografie di stadi, di campi e calciatori romanzeschi a cui pochi anni fa non era possibile accedere. Luoghi nati intorno alla fine dell’ottocento e di cui ancora oggi possiamo ammirare stupiti le rovine, i ciuffi d’erba, alcune targhe sopravvissute e sbiadite che riportano date e punteggi di partite leggendarie. Personaggi eroici di cui non si conoscevano le gesta, sportive e non, episodi divertenti e tragici. Insomma, un caleidoscopio umano e geografico illimitato dove è possibile ritrovare le fantasie giovanili e commuoversi ancora un po’.

Giorni fa ero in cerca di novità, di esotismi sportivi e di curiosità. Il mio amore per lo sport diventa spesso una guida sicura, convinto come sono del fatto che dietro la storia della cultura fisica e agonistica si celino narrazioni che sarebbe un rimpianto non poter rivelare, dove i passati più o meno memorabili sarebbero perfettamente in grado di raggiungere tutti e invece sono spesso dimenticati o addirittura sottaciuti, fatto che ho sempre considerato inspiegabile e assurdo.


Hail to the King!

Ed ecco il perché della ricerca e della passione.

Ecco la fotografia con cui ho aperto la narrazione.

Quel bianco e nero che invita al colore, la folla anonima che sembra muoversi dietro al ritratto dell’eroe ignoto, il fascino di anni non vissuti e assorbiti attraverso il mito della storia. Un calciatore cinese. Un mito. E non lo sapevo.

Il calciatore si chiama Lee Waitong (李惠堂, lǐ huì táng), nasce nella colonia britannica di Hong Kong nel 1905 e diventerà, all’insaputa della gran parte dell’occidentalissimo mondo pallonaro, nientemeno che ‘Il Re del Calcio asiatico’.L’attrazione per il ‘Re’ è immediata. Lo è anche perché oggi si parla di calcio cinese solamente in chiave finanziaria e non per i successi della propria nazionale (inesistenti) o per le abilità dei propri giocatori (inconsistenti). Negli ultimi anni le enormi quantità di denaro investito da facoltose imprese cinesi in alcune famose società calcistiche dell’occidente (come l’Internazionale F.C. o l'Atletico Madrid) o per gli acquisti e gli ingaggi faraonici di giocatori stranieri (molti brasiliani, ad esempio) più o meno nella fase discendente della loro carriera hanno di fatto emarginato la storia sportiva del calcio non solo cinese, ma anche di quello orientale tout court. Il fatto che in Cina, in quella determinata e immensa area geografica, afflitta in quegli anni da guerre intestine e sofferenze sia esistito un 'Re del Calcio Asiatico' è per me eccezionale ed emozionante.


Spulcio, clicco, e la prima cosa che mi capita è di restare estasiato per le fotografie del calcio di quegli anni. Calciatori in abiti borghesi elegantissimi, istantanee di contrasti aerei che sono quadri di un romanticismo altissimo, l’entusiasmo cristallino degli atleti che si combattono sul campo verde dei miei sogni e infine il bellissimo viso, fiero e sorridente di Lee Waitong mi ispirano parole. L’edificazione dello Sport a dimensione d’incontro e lealtà e via di fuga da conflitti e razzismi mi rasserena.

Nel racconto delle fonti da me individuate, Waitong cresce tra povertà e sopravvivenza, nei primi anni del Novecento, quando in Europa il calcio è già un fenomeno in forte crescita. Nel 1857 a Sheffield, in Inghilterra, era stato fondato il primo Club della storia del calcio moderno. Nel 1898, a Hong Kong, viene istituita la prima competizione cinese, il Challenge Shield, e nel 1914 viene fondata la prima Federazione calcistica di Hong Kong, i cui campionati hanno già visto la luce nel 1908. Lee ha solo tre anni.

Quindici anni dopo segna tre goal al Giappone.

La mia immaginazione si arricchisce. I punti fermi del mio calcio cominciano a traballare. Il Giappone come unica icona dell’estremo oriente in fatto di calcio arretra in difesa, non riesce a ‘uscire’, minacciata da Lee, dal suo metro e ottanta di grazia e gambe poderose.

Si narra che nei giorni della sua infanzia, Lee non possa permettersi nemmeno un pallone. Si allena così prendendo a calci dei sacchi di sabbia. Il padre gestisce una piccola ditta edile per arrabattarsi. Ma forse sono sacchi per trincee. Il fatto è che riesco a vedere tutto, anche oltre... la forza del suo tiro cresciuta su quei sacchi diventa leggenda, sfonda le reti, intimidisce gli avversari.

La sua prima squadra è il South China Athletic Association, la più famosa e importante squadra di Hong Kong, che rappresenterà l’Intera Cina ai Far Eastern Games. Nell’edizione che si svolge nel 1923 a Osaka, in Giappone, Lee, contro i padroni di casa e acerrimi nemici, gonfia la rete per tre volte in cinque minuti. E’ in quel momento che nasce la Leggenda del ‘King of Asian Football’.

Fantastico.


La squadra cinese ai Far Eastern Games del 1925, Lee e' il primo a sinistra

A Lee vengono attribuiti circa 1260 goal in carriera, la capacità di giocare col destro e col sinistro senza difficoltà e un’agilità fuori dal comune. Le fonti che ne parlano sono i numeri, gli articoli probabilmente e normalmente agiografici. Non ci sono filmati. Ma i risultati e i trionfi di Lee sono autentici.


Arriva con la Nazionale cinese a Berlino, per le Olimpiadi del 1936, uscendo battuta dagli inglesi per 2 a 0, lascia il South China Athletic Association, che nel frattempo è passata sotto il controllo giapponese, accrescendo con questo gesto il mito d’eroe nazionale. In qualche modo, la sua fama, confinata fino ad allora nel continente asiatico, arriva in Inghilterra, dove l’Arsenal chiede informazioni su questo curioso fenomeno cinese. Ci giocherà, con i Gunners londinesi, ma da avversario perdendo per 3 a 2, segnando…ovviamente… i due goal della sua squadra. Aiuta il suo Paese negli anni della seconda guerra sino-giapponese (1937-1945), organizzando partite di beneficenza durante l’inevitabile interruzione del campionato nazionale. E’ da qui che cresce e si definisce la seconda parte di questa carriera straordinaria.


Negli avvenimenti travolgenti che cambiano la Cina post bellica, Lee si trasferisce a Taiwan, nuovo membro del Comitato Olimpico Internazionale e cofondatrice dell’Asian Football Confederation. Aiutato dalla sua enorme fama, diventa allenatore della ‘Chinese Taipei’ con cui trionfa ai Giochi Asiatici nel 1954 e nel 1958.

Nel 1966 Lee Waitong diventa Vice Presidente della Fifa. Ripeto: Vice Presidente della Federation Internationale de Football Association. Primo cinese nei gradini più alti del Pantheon calcistico mondiale. Dieci anni dopo viene inserito dalla rivista ufficiale della Federazione calcistica tedesca tra i cinque calciatori più influenti del secolo, accanto a gentucola come Pelè, Puskas, Di Stefano e Matthews.

Ora. Io non ne sapevo nulla.

Dovrei ringraziare il Fato, o l’occhio mezzo cieco che mi ritrovo che un giorno qualsiasi è caduto su quei numeri, su quelle fotografie sfocate che mi hanno fatto scoprire storie e poesie perdute dello sport che amo. Se e quando tornerò in Cina, nulla potrà impedirmi di dedicare giorni alla ricerca delle origini, dei luoghi e delle immagini di tale Fenomeno, perduto tra le trame misteriose della Rete. Alla ricerca del Mito che rifilò una hat-trick ai giapponesi…

Ma questo è il Calcio, e tutto lo Sport contenitore di vite e leggende.

La mia storia di appassionato di calcio e, più precisamente, di tifoso sfrenato, è segnata dalla scelta di una squadra non esattamente vincente, la SS Lazio, che in un secolo e spiccioli di storia ha vinto ben poco. L’immedesimazione in una squadra, l’affetto irrazionale per la propria Squadra del Cuore risiede non poco, per molti fanatici di questo sport, nella simpatia per i deboli, quelli con tante storie sfortunate alle spalle e d'indicibile e perenne sofferenza sportiva. Insomma, la scelta del Davide contro Golia. Il più forte è il Potere, e il Potere va abbattuto. Si dice, ed è vero, che quando si vince ogni morte di papa (immortale modo di dire dei miei concittadini romani) si gioisce cento volte di più di chi è abituato a farlo ogni anno. E’ un modo di vedere le cose, che ti abitua a restare attaccato a un sogno impossibile, e che quando si avvera ti rimette in pace col mondo.


Statua dedicata al Re, Meizhou, provincia del Guangdong

Quando ho letto dei tre goal al Giappone in quegli anni di minaccia e terrore per i cinesi è stato automatico immergermi in questa storia. Anche nell’oggettiva ignoranza dell’avvenimento, nella scoperta di tale personaggio c’è stato qualcosa di avventuroso e coinvolgente. Mi piacerebbe che si riprendesse a sfogliare gli album della storia mai aperti, e che si avesse la volontà di accedere alle vicende sportive con lo spirito dei bambini, come nei coinvolgimenti emotivi che hanno tratteggiato la nostra infanzia e adolescenza.

La storia di Lee Waitong è una favola da raccontare. Anche a chi si ostina a non comprendere quanto uno sport possa rappresentare, nei suoi aspetti primigeni ed educativi, un’occasione di crescita culturale.


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