
Due letture significative e coinvolgenti per comprendere il passato, il presente e cosa c'è in gioco nel futuro delle relazioni tra Stati Uniti e Cina.
Nel contesto geopolitico mondiale la sfida tra gli Stati Uniti e la Cina ha assunto negli ultimi mesi le sembianze di una nuova Guerra Fredda. Il conflitto commerciale avviato dall’amministrazione Trump con l’istituzione d'imponenti tariffe sulle merci cinesi e le conseguenti ritorsioni da parte del governo di Xi Jinping, il boicottaggio di Huawei e più di recente, di Tik Tok e WeChat sono la punta di un iceberg che evidenzia solo in parte il cambio di marcia nella contrapposizione tra le due nazioni. Ad aggravare l'escalation di questo contrasto ci ha pensato la pandemia di COVID-19, contribuendo ad inasprire una situazione già alquanto tesa.
Per il mondo intero queste non sono buone notizie: c’è poco da scherzare quando due colossi economici e militari di questo calibro vengono ai ferri corti. Per meglio comprendere come si è arrivati a questa situazione e provare a formarsi un’opinione al riguardo, vi consigliamo la lettura di due libri che offrono prospettive e approfondimenti estremamente interessanti, se non addirittura illuminanti.
Al momento tali libri sono disponibili solo in inglese ma ci auguriamo che qualche editore italiano si affretti a tradurli e pubblicarli anche nel nostro paese.
Il primo volume è ‘Has China Won? The Chinese Challenge to American Primacy’ di Kishore Mahbubani. L’autore, nativo di Singapore, è un accademico ed ex-diplomatico all’ONU, profondo conoscitore della Cina, del sud-est asiatico e di politica internazionale.

Nella sua opera offre un’interpretazione pragmatica, storicamente e statisticamente informata dell’avvenuto shift negli equilibri geopolitici mondiali al cui centro pone, ovviamente, gli Stati Uniti e la Cina. Uno degli aspetti più freschi e originali di questo libro consiste nel fatto che i punti di vista proposti vengano da un autore asiatico. In virtù di ciò le osservazioni e i ragionamenti di Mahbubani sono caratterizzati da un realismo politico scevro da ideologie e pregiudizi, spesso endemicamente diffuse tra intellettuali e mass-media occidentali.
Dopo aver analizzato nei primi capitoli i rispettivi errori strategici di Stati Uniti e Cina, discusso se la Cina sia o meno una nazione espansionista o se debba diventare una nazione democratica, Mahbubani giunge nel settimo capitolo del libro a parlare di un tema chiave, relativo a quella che definisce ‘the Assumption of Virtue’ americana, e che pone in primo piano la questione della supposta superiorità sistemica, etica e morale degli Stati Uniti non solo rispetto alla Cina ma anche nei confronti del mondo intero.
Secondo Mahbubani, ‘Il singolo e più grande ostacolo per il miglioramento delle relazioni tra gli Stati Uniti e la Cina è un potente ma invisibile costrutto mentale, che è invisibilmente incorporato nelle menti americane: the assumption of virtue’. Con una disarmante disamina del sistema politico ed economico statunitense e delle crescenti, stridenti disuguaglianze economiche e sociali interne, l’autore evidenzia come, soprattutto all’indomani della caduta del muro di Berlino, gli Stati Uniti abbiano via via eroso quanto di eccezionale erano riusciti a raggiungere nel corso del XX secolo, sia sul fronte interno che esterno. L’eccezionalità del paese, pur ancora valida a certi livelli, secondo Mahbubani va ridimensionata, e di molto, in quanto gli Stati Uniti hanno oggi più che mai l’urgente necessità di profonde, radicali riforme sistemiche. Alla luce di questa analisi Mahbubani si chiede su quali basi l'assumption of virtue americana sia ancora fondata e proponibile.
Portare al centro del discorso una questione di atteggiamento mentale e culturale così radicata nell’immaginario collettivo statunitense ma che, secondo l’autore, non corrisponde più a una realtà di fatto, è prova da un lato del coraggio intellettuale di Mahbubani nello sfidare argomentazioni radicate (almeno per gli Stati Uniti), dall’altro del suo realismo politico. Quando gli Stati Uniti realizzeranno che le relazioni internazionali e gli equilibri geopolitici vanno strategicamente pianificati e gestiti non sull’assunto di una presupposta superiorità virtuosa sistemica (e culturale) rispetto al mondo intero ma interloquendo da pari a pari, ebbene solo in quel momento ci sarà la possibilità che le inevitabili contrapposizioni geopolitiche possano essere risolte in maniera costruttiva e, soprattutto, pacifica: in particolar modo quando ci si confronta con un colosso economico, militare e culturale come quello cinese.
Ma nell’analisi di Mahbubani non si parla solo di Cina e Stati Uniti. Anche il ruolo e, soprattutto, le scelte di campo geopolitico dell’Unione Europea, dell’India e dei paesi del sud-est asiatico vengono discusse e considerate con attenzione in quanto anch'esse rilevanti nell’indirizzare non solo gli equilibri mondiali ma anche il futuro prossimo di queste nazioni.
Il libro si conclude con una frase che è una via di mezzo tra un auspicio e un monito.
“In definitiva, questo e’ quanto i sei milioni d’individui che abitano il resto del mondo si aspettano dall’America e dalla Cina: concentrarsi sul salvare il pianeta e migliorare le condizioni di vita dell’umanità, popolazioni dei rispettivi paesi incluse. La questione finale quindi non sarà chi l’avrà vinta tra America e Cina. Ma se a uscirne vincitrice sarà l’umanità nel suo insieme.”
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Il secondo volume che vi consigliamo è ‘Superpower Showdown: How the Battle Between Trump and Xi Threatens a New Cold War’. Scritto a quattro mani da Bob Davis e Lingling Wei, inviati in Cina del Wall Street Journal, il libro è un affascinante, avvincente discesa nei meandri delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cina a partire dagli anni ’80 fino ai giorni nostri.

L’eccezionalità di questo libro è da addurre all’invidiabile accesso che i due autori hanno avuto a fonti governative e diplomatiche autorevoli, sia cinesi che americane: le testimonianze di prima mano che ne conseguono sono alla base della narrazione dei due giornalisti. Ed è importante notare che il termine ‘narrazione’ non sia qui usato a caso. Il libro infatti si legge come un romanzo, una spy story coinvolgente e spesso sorprendente che racconta il dietro le quinte dei molteplici confronti diplomatici tra Stati Uniti e Cina degli ultimi trent’anni, facendo affiorare particolari prima d’ora mai riportati e, soprattutto, offrendo ritratti umani e caratteriali di protagonisti noti e meno noti.
Il cuore del libro si concentra sul periodo dell’escalation della guerra commerciale tra le due nazioni sfociata nel 2018 nell’imposizione di tariffe sulle merci cinesi tutt’ora in corso. Ma prima di giungere al racconto di quanto accaduto negli anni più recenti, Davis e Wei, hanno il merito di fornire al lettore il retroterra storico, politico ed economico che ha portato allo showdown tra le due superpotenze, e che ha condotto quello che veniva definito ‘il matrimonio tra due vecchi consorti un po’ bizzosi’ sull’orlo di una nuova Guerra Fredda.
Tra le parti più interessanti vanno annotate quelle sugli infiniti negoziati per l’entrata della Cina nella World Trade Organization, in cui emerge vivido il ritratto dell’allora premier cinese Zhu Rongji e, per il passato più recente, il racconto delle crescenti tensioni e contrasti tra i due paesi, a livello politico, commerciale e diplomatico.
Memorabile è la descrizione degli avvenimenti interni alle rispettive amministrazioni e corpi diplomatici e alle frizioni tra le personalità che le compongono, specie sul fronte americano. A parte la figura importante, capricciosa e imprevedibile, di Donald Trump, viene portata alla luce con dovizia di particolari la contrapposizione tra i falchi—rappresentati da Robert Lighthizer (capo della delegazione commerciale statunitense), dal Segretario di Stato Mike Pompeo e da Peter Navarro (assistente speciale del presidente su temi commerciali e di difesa)—e le colombe Steven Mnuchin, ministro del Tesoro, e Larry Kudlow, consigliere per le politiche economiche.

Sulla sponda cinese emerge invece con nettezza la figura di Liu He, vice premier legatissimo a Xi Jinping e delegato dal leader cinese a rappresentare la Cina nelle negoziazioni ad alti livelli con gli Stati Uniti, ma, soprattutto, emergono in modo evidente le difficoltà e la fatica da parte cinese nell’interpretare o prevenire le mosse americane.
Su questo canovaccio narrativo teso, complicato e dannatamente serio per le conseguenze già in atto tra le due nazioni e per il resto del mondo, gli autori propongono una lettura fondamentale per approfondire non solo fatti e ragioni di entrambe le parti, ma anche per rivelare le reciproche diffidenze e il sottofondo psicologico, caratteriale e culturale che le divide.