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Giusto così


Un racconto breve ispirato al Massacro di Nanchino

di Fernando Fidanza

Nanchino, 1995, ore 11.30.


Di solito a quest’ora le rive del lago Xuan Wu brulicano di genitori che dividono la loro attenzione tra il cellulare e i loro bambini che giocano; anziani che cantano, suonano e fanno Tai Ji; turisti rilassati e camerieri indaffarati a preparare i tavoli all’aperto. Oggi invece non c’è quasi nessuno, poche macchine, qualche persona che si affretta a tornare a casa. E’

normale, è il 13 dicembre, il Giorno della memoria, la memoria del massacro.


Oggi si sta a casa con i propri cari.


Oggi poi per Nanchino è un giorno ancora più speciale. Pochi mesi fa, il 15 agosto, l’imperatore giapponese Akihito e il primo ministro Murayama hanno, per la prima volta dopo la fine della guerra, chiesto ufficialmente il perdono a tutte le vittime del massacro.

In questa storica occasione il governo giapponese ha anche lanciato un’iniziativa. Il 13 dicembre, soldati giapponesi sopravvissuti e colpevoli del massacro andranno in Cina a chiedere perdono di persona ai familiari delle vittime.


Non tutti gli abitanti di Nanchino hanno accettato.

Lago Xuan Wu

In una via laterale c’è un uomo, sull’ottantina, non sembra del posto, chiede informazioni ai pochi passanti e all’edicolante che sta chiudendo per andare a pranzare a casa.


E’ un soldato giapponese in pensione. Lo chiameremo Mr.G.


E’ dicembre, ma non fa molto freddo, dopo tutto siamo a Nanchino, una delle Tre fornaci cinesi.


Mr G si ferma, si aggiusta gli occhiali tondi, controlla un foglietto stropicciato, controlla il civico. Bussa.


Apre la porta un uomo. E’ in tuta, e anche lui porta un paio di occhialetti tondi, sembrano fratelli, ma non lo sono. Ha in mano un cucchiaio e indossa un grembiule raffigurante un ravanello e la scritta “Benvenuti a Nanchino”. Sta cucinando, è ovvio, e dalla casa un profumo delizioso invade la strada.


Lo chiameremo Mr C.


Mr C: “Buongiorno G, finalmente è arrivato, ha avuto difficoltà?” dice cordialmente Mr C.

Mr G: “Buongiorno C, scusi il ritardo” dice inchinandosi il visitatore, visibilmente emozionato.

Mr C: “Ma lei parla cinese perfettamente!!!”

Mr G: “Vivo in Cina da…” comincia a dire G con la voce tremante…non riesce a finire la frase, C lo interrompe.

Mr C: “Senta, intanto si accomodi che ho il pranzo sul fuoco e non voglio bruciarlo”


G si toglie lentamente le scarpe ed entra. C è in cucina e fischietta una melodia Kun, tipica di qui.


Mr C: “Venga, venga, si sieda in cucina”. C è di ottimo umore, ha appena assaggiato la salsa, ed è perfetta.

G con gli occhi bassi e umidi sussurra: “Mr C, la ringrazio di cuore per avermi permesso di venire qui, a casa sua, a chiedere il suo perdono”

Mr C: “Guardi, questa sua visita ha dato vita ad una disputa filosofica tra me e mio cognato proprio ieri sera. Confucio diceva che una delle virtù più importanti è il Zhi, il sapersi comportare correttamente in ogni occasione, e sottolineava l’importanza dell’ospitalità, l’ospitalità prima di tutto. Mio cognato mi ha fatto notare però che in Confucio l’ospitalità non è dovuta se contrasta con i principi di pietà filiale, e non è dovuta a chi non ha il nostro stesso sangue. Per questo oggi mio cognato non è qui. Amava sua sorella. Anche io l’amavo, ovviamente, ma sono convinto che sia giusto accordare il perdono. Vede, grazie a lei è uscito fuori un po’ di sano dualismo taoista in una famiglia confuciana, ahahahah.”

Mr G: “Le chiedo perdono anche per questo allora, è evidente come ancora oggi le mie azioni passate portino disgrazia nella sua famiglia”…G siede sul bordo della sedia, pronto ad andarsene, convinto di non meritare questa occasione.

Mr C: “Senta, G, la questione del massacro deve finire con noi, con la nostra generazione. Oggi in tutta la Cina ci sono ragazzi che distruggono negozi e fabbriche giapponesi, e non capiscono che a farne le spese sono i cinesi che ci lavorano. Bar e ristoranti in tutta la Cina ancora oggi non accettano giovani clienti giapponesi, come se fosse colpa loro di ciò che è successo sessant’anni fa. Il nostro compito è di porre fine a queste assurdità, questa storia deve finire con la nostra generazione…ecco è quasi pronto, assaggi questi ravanelli”


Mr G: “Sono deliziosi, grazie, senta, mi può togliere una curiosità? Ravanello sul suo grembiule, ravanelli come antipasto…è il simbolo di Nanchino?”…per la prima volta G alza gli occhi e guarda il suo ospite, quasi incoraggiato dalle sue parole.

Mr C: “Ahahahaha, beh in un certo senso lo è. Noi qui amiamo i ravanelli, mangiare ravanelli prima del pasto aiuta a digerire cibi pesanti. Pensi che nel resto della Cina chiamano noi abitanti di Nanchino “I ravanelli”, sottintendono che siamo poco sofisticati, ma molto passionali”


Mr G: “capisco, mi piace molto ascoltare le storie tipiche di una città, le sue peculiarità… ma allora è grazie ai ravanelli che si mantiene così in forma? E’ pieno di energia!” G riesce per la prima volta ad accennare un sorriso.

Mr C: “Se le piacciono le leggende, le racconto perché il lago qui accanto si chiama Xuan Wu. Xuan Wu è la Tartaruga nera, uno dei quattro guardiani delle costellazioni nella mitologia cinese. Durante l’era delle dinastie del nord e del sud, quindi dal 400 al 600 circa, sono stati registrati vari avvistamenti di una gigantesca tartaruga nera nel lago, e da qui il suo nome. Sa, il Xuan Wu è simbolo di longevità, unisca tartaruga e ravanelli, e il gioco è fatto, ahahahah”


G rimane per un attimo a bocca aperta, con mezzo ravanello di fuori, ciondolante. Subito si ricompone.


Mr G: “Lei non ci crederà, ma in Giappone il Xuan Wu lo chiamiamo Genbu, è uno dei quattro spiriti che proteggono la mia città, Kyoto…io e lei siamo protetti dallo stesso spirito. G abbassa il tono della voce, come in una rispettosa preghiera.

Mr C: “E nonostante questo ci siamo odiati per anni…ecco il pranzo, sono due piatti, l’anatra in salamoia e i vermicelli in sangue d’anatra, non sono stato molto originale, ovviamente ho preparato due piatti a base di anatra”.

Vermicelli in sangue d'anatra

Mr G: ”Che profumo! Scusi, perché ovviamente a base di anatra?” G comincia finalmente a rilassarsi.

Mr C: “Aaaahhh, ma allora lei non sa proprio niente di Nanchino, intanto mangi che si fredda, mentre mangia le racconto la storia delle anatre”

Mr G: “Si, la prego”.


G comincia a mangiare.


Mr C: “Nel 14esimo secolo, il fondatore della dinastia Ming, Zhu Yuanzhang, promulgò un editto che comportava la soppressione di tutti i galli di Nanchino, che al tempo era capitale. Questo per risolvere, in maniera un po’ drastica direi, un problema di inquinamento acustico causato dal canto dei galli. In seguito a questo editto, come lei può immaginare, era difficile procurarsi un pollo, e quindi gli abitanti di Nanchino cominciarono a mangiare solo anatra, diventando maestri nel cucinarla.”

Mr G: “Ahahaha, divertente”

Mr C: “Aspetti, aspetti, la storia più bella è quella sui vermicelli”

Mr G: “Sono tutto orecchi”

Mr C: ”Un giorno un uomo molto povero rubò un’anatra dal cortile della villa di un ricco signore, uno dei più ricchi di Nanchino, si nascose dietro la casa, e tagliò il collo all’anatra per raccogliere il sangue in una pentola che aveva messo sul fuoco. Per sbaglio fece cadere nella pentola anche un pugno di vermicelli che aveva in tasca non si sa da quanto tempo. L’odore della zuppa arrivò alle narici del signore, che seguendo l’aroma trovò il pover’uomo, ma invece di punirlo, gli fece i complimenti per l’accostamento lo assunse come cuoco.”

Mr G: “Quanto mi piacerebbe avere la sua cultura…forse, se l’avessi avuta…avrei fatto scelte diverse”…lo sguardo di G torna triste, guardando indietro.

Mr C: “Ma no, io non ho nessuna cultura, sono semplicemente curioso, lei sicuramente sa tantissime cose che io non so. Però su una cosa ha ragione, se avessimo tutti più cultura, forse saremmo meno manovrabili e non saremmo più considerati carne da macello”.

C assume un tono serio e profondo.


Mr G: “Già”

Mr C: “Già”


Mr G: “Io ora devo andare, è stata una giornata emotivamente difficile per me, e sicuramente anche per lei, e devo ammettere, che è andata molto meglio di come l’avevo immaginata, le assicuro, non la dimenticherò mai."


G fa per alzarsi


Mr C: “E’ stato un piacere anche per me, però non le permetto di andarsene senza aver bevuto un bicchierino di Suan Mei Tang, l’ho messa in frigo stamattina, va bevuta bella fresca”. C apre il frigorifero.

Mr G: “Che cos’è?”


G si risiede.


Mr C: “E’ una bevanda a base di prugne affumicate, è dolce e un po’ aspra. Sa, il fiore di prugno è il vero simbolo di Nanchino. Nella tradizione cinese rappresenta la capacità di superare le avversità, infatti fiorisce in inverno, anche sotto la neve, e resiste fino ad annunciare la primavera, un tempo migliore dopo le difficoltà.”


C versa due bicchierini di Suan Mei Tang e si siede davanti a G. I due fanno un brindisi e tutto d’un fiato svuotano i bicchieri.


Mr G: “E’ buonissima e rinfrescante…ehm…una sola cosa…non è molto dolce…anzi…a dire la verità…è molto amara”

Mr C: “Ahahaha, no, no, il sapore amaro viene dal veleno”

Mr G: “…”

Mr C: “Non si preoccupi, non ce ne accorgeremo nemmeno, farà effetto in un minuto. L’ho detto…questa storia del massacro deve finire con noi, con la nostra generazione”


Mr G: “Giusto così”


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